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Servizi Clinici > Neuropsicologia
Neuropsicologia

La neuropsicologia ha come focus lo studio dei processi cognitivi e comportamentali, messi in relazione ai meccanismi anatomo-fisiologici. Si basa sul metodo scientifico ed è strettamente correlata alla psicologia, alla psichiatria e alla neurologia – ovvero branche che assumo il punto di vista della psicologia cognitiva.
Ha una doppia finalità, ovvero sperimentale e clinica; infatti, poggia le proprie basi nella ricerca scientifica e accademica, e oggi viene utilizzata soprattutto negli ospedali con pazienti che presentano deficit neurologici.

Le persone che vi si rivolgono sono solitamente affette da lesioni cerebrali (come la Sclerosi Multipla) o da deterioramento cerebrale (per esempio le Demenze); più in generale, la neuropsicologia viene in aiuto di tutti i soggetti affetti da patologie che comportano disturbi a livello neuropsicologico e che, dunque, riguardano il linguaggio, la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive, il ragionamento, le percezioni, le emozioni e il comportamento.

La neuropsicologia e la sua storia
Le radici
Le radici della neuropsicologia affondano già nell’antico Egitto e nella Grecia classica, periodi e luoghi in cui si è cercato di comprendere il funzionamento della mente umana a partire dall’osservazione del cervello.
Ma è all’inizio dell’‘800 che viene fatta risalire la sua data di nascita, dal momento in cui Franz Gall introdusse la frenologia – che sostiene la possibilità di quantificare le facoltà mentali e le disposizioni caratteriali e delle personalità di un individuo attraverso l’esame della conformazione del cranio.

Gall supponeva anche che:
  • l’organo della mente è il cervello;
  • la mente è costituita da componenti distinti, dette “facoltà”;
  • le “facoltà”, sono innate e localizzate in regioni specifiche del cervello;
  • la dimensione di un organo suggerisce lo sviluppo delle “facoltà” ivi localizzate e la loro presenza nel carattere di una persona;
  • la corrispondenza tra sviluppo della “facoltà” e volume della regione cerebrale si manifesta attraverso una protuberanza o una depressione dell’osso cranico;
  • palpando dette protuberanze o depressioni è possibile determinare lo sviluppo mentale di una persona.

Dal momento che nessuno studio supportò la frenologia, venne classificata come “pseudoscienza”; tuttavia, le teorie di Gall sono state riprese successivamente da Paul Broca e Jean Bouillaud nella seconda metà del XIX secolo.
Nel 1861, Broca descrisse un caso particolare, il cui paziente, Louis Victor Leborgne – conosciuto anche come “Tan-Tan”, per via delle uniche parole che riusciva a pronunciare –, presentava un’emiparesi destra e l’incapacità di esprimersi tramite l’uso del linguaggio. In seguito alla sua morte, Broca, attraverso un esame anatomo-patologico, individuò la sezione lesa del cervello del paziente, comprendendo la sua relazione con la produzione del linguaggio.

Ciò ha consentito di postulare che:
  • un deficit può essere causato dalla lesione a una specifica area cerebrale;
  • la funzione mentale compromessa è localizzata proprio in quella specifica area cerebrale.

In seguito, vennero descritti i principali deficit delle funzioni cognitive superiori e le loro basi cerebrali, concependo un nuovo modello: lo schema centri-connessioni. Tale cambiamento portò alla costruzione di diagrammi basati sull’osservazione dei pazienti per descrivere il meccanismo delle funzioni mentali superiori.
Questo approccio, comunque, venne accantonato, essendo eccessivamente legato all’aspetto clinico e non avendo un metodo di ricerca scientifico di supporto.

La neuropsicologia moderna
Dunque, a partire dagli anni ’50 si è cominciato a condurre indagini su pazienti che presentassero lesioni simili alla stessa sede del cervello, utilizzando anche test standardizzati.
Oggi la ricerca indaga soprattutto i deficit determinati da lesioni cerebrali in pazienti che presentano uno stesso disagio cognitivo. Alla ricerca si affianca inoltre un miglioramento tecnologico, dovuto alle nuove modalità di analisi (come tac, Risonanza Magnetica, pet).

Del resto, oggi la neuropsicologia riprende molto dalla psicologia cognitiva, che compara la mente a un “elaboratore di informazioni”, diviso in componenti interconnesse, e studia le relazioni tra i circuiti neuronali e le funzioni cognitive.
Il ruolo della neuropsicologia è quello di associare a ogni modulo il circuito neuronale che lo rende possibile.

Dunque, tale scienza lavora sullo studio clinico di pazienti cerebrolesi, comparandoli anche con gruppi di controllo costituiti da soggetti sani. Una volta proceduto alla valutazione neuropsicologica, il neuropsicologo provvede a realizzare un percorso riabilitativo ad hoc che ha come obiettivo il miglioramento delle performance cognitive deficitarie.

La neuropsicologia è risultata di particolare aiuto nei casi del Morbo di Parkinson, nella Sclerosi Multipla e nelle Demenze.
Specialmente in questi casi si cerca non solo di individuale le limitazioni cognitive, ma anche i punti di forza che presentano i pazienti; sulla base del loro profilo neuropsicologico si adottano poi dei provvedimenti terapeutici specifici che possono spaziare dall’allenamento delle funzioni colpite al supporto alle famiglie per meglio comprendere come aiutare il paziente stesso.


La neuropsicologia infantile
La neuropsicologia infantile si occupa dei casi di pazienti in età dello sviluppo (fino ai 18 anni), affetti soprattutto di disturbi dell’età evolutiva, del linguaggio e dell’apprendimento.
Con questi soggetti il ruolo del neuropsicologo è ancor più di rilievo, per via del supporto offerto durante la somministrazione dei test, nella spiegazione degli esercizi da compiere e nella comprensione del funzionamento della loro mente.


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