Perfezionismo - nadia mazzocchi

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Perfezionismo

Il perfezionismo è stato definito da Shafran come “un eccessiva dipendenza della valutazione di sé dall’inseguimento e dal raggiungimento di standard personali esigenti e autoimposti in almeno un dominio altamente saliente nonostante le conseguenze avverse”.

Il perfezionismo è stato identificato come fattore di rischio per l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e sembrerebbe un ostacolo al trattamento del disturbo ossessivo compulsivo e disturbo depressivo.

Paul Hewitt e Gordon Flett distinguono tre forme di perfezionismo:

  1. Rivolto a sé stessi: in cui c’è il desiderio di eccellere;
  2. Rivolto verso gli altri: in cui è presente la tendenza a pretendere la perfezione da familiari, amici e colleghi e porta a problemi relazionali;
  3. Socialmente prescitto: in cui è presente la convinzione di poter essere accettati dagli altri solo se perfetti. Lo scopo è quello di non perdere l’amore degli altri o perdere di valore personale.

Il perfezionismo può avere effetti negati sull’emotività (depressione, ansia), in ambito sociale (isolamento), a livello fisico (insonnia, sensione muscolare, stanchezza, sintomi dispeptici), sui processi cognitivi (rimugini, difficoltà a concentrarsi, aumento delle auto critiche e diminuzione dell’autostima) inoltre può portare ad un restringimento degli interessi.

Le persone con perfezionismo tendono ad utilizzare gli standard raggiunti nella prestazione come dominio predominante e a volte esclusivo per valutare sé stessi.

Le persone perfezioniste mettono in atto controlli della perfezione eccessivi in termini di frequenza ed intensità. Tutte le persone eseguono check della prestazione ma i perfezionisti li emettono per attenuare l’ansia per la prestazione ed avere l’assoluta certezza di non emettere alcun errore o di sbagliare.

I tipici check sono:

  • Controllare frequentemente un compito;
  • Ripetere e correggere frequentemente un compito;
  • Chiedere frequentemente rassicurazioni sull’esecuzione di un lavoro;
  • Difficoltà nel delegare.

Spesso questi controlli risultano controproducenti perché rallentano l’esecuzione di un compito ed alimento l’ansia per la prestazione che a sua volta incoraggia un ulteriore impegno.

Anche l’evitamento di una prestazione, attuato per la paura di fallire, può essere la conseguenza di controlli eccessivi che portano alla convinzione di non essere abbastanza competenti.

La persona perfezionista non si sentirà mai soddisfatta della propria prestazione, o per un brevissimo tempo, perché avrà sempre la credenza di poter fare meglio.

La terapia prevederà la comprensione e la sostituzione dell’eccessiva valutazione dell’inseguimento e del raggiungimento di standard personali e auto-imposti.

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